Le vedute di San Pietro
Antropocene. Dal greco anthropos, ovvero uomo. Con questo termine, intorno agli anni ottanta, abbiamo iniziato a definire l’epoca geologica attuale, inequivocabilmente legata all’azione dell’uomo, come testimoniamo la maggior parte delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche. Senza dubbio si tratta di molti cambiamenti negativi, basti pensare alla rapida riduzione della biodiversità, al riscaldamento globale, alla deforestazione ed innumerevoli altri eventi, ma per questa volta, abbiamo pensato fosse giusto mostrare come l’uomo, che causa di tanti problemi, ogni tanto può anche trovare delle soluzioni.
Prima di tutto, però, partiamo dall’ambientazione di questa storia. 2018. Agosto. Voliamo in Sardegna alla ricerca di una natura totalmente aliena a ciò che conosciamo dalla nostra esperienza nel nord Italia. Finiamo nell’Isola di San Pietro, nella zona sud-ovest della regione. Accompagnati da un diluvio universale, nella breve parentesi di una giornata riusciamo ad osservare una tale ricchezza naturale da togliere il fiato: dai fenicotteri appena fuori Carloforte, le meduse di Cala Fico, fino ad arrivare al protagonista di questa ricerca artistica.
Perché se è vero che dalle pagine di questo libro si vedono un gran numero di scorci fatti di piante, scogli e mare, il punto focale rimane sempre uno, anche quando non si vede. Il falco della Regina. Nell’Isola di San Pietro, infatti, ha sede una piccola gemma che appartiene a chi ama passare le ore inseguendo un’impressione di piume nel cielo. Come noi molti altri armati di teleobbiettivo, matite e pennelli, ma anche di bomboletta spray, come testimonia il murales dedicato al falco realizzato da Manu Invisible, si ritrovano nella riserva di Capo Sandalo per cercare di osservare anche solo per un secondo quell’animale tutto sommato piccolo, ma molto molto memorabile. Se ci si lascia cullare dall’ambiente circostante, è facile perdere la cognizione del tempo e passare qualche ora ad osservare il mare, il cielo, gli scogli, seguendo il volo del falco della regina Eleonora. Perché è anche a lei che dobbiamo questa vista, ed è qui che entra in gioco l’antropocene. Come l’uomo nel 1300 metteva a rischio la sopravvivenza del falco, sempre l’uomo ne ha anche garantito la sicurezza, grazie all’intervento di juighissa Eleonora e la sua legge che vietava la caccia agli esemplari adulti ed il prelievo dei nidiacei. A lei questo falco deve il suo nome e la vita. Ora l’area è una riserva Lipu e l’uomo continua a proteggere l’ambiente e gli animali che lo abitano, recandosi lì per ammirare lo spettacolo naturale che gli viene offerto in cambio solo di un po’ di rispetto.