Leo's Photoalbum. Pagina #1

 
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Si sa, le occasioni migliori capitano per caso.
Durante una delle nostre saltuarie “cacce fotografiche” domenicali ci siamo imbattuti in qualcosa di veramente insolito.
Solitamente, nei campi intorno al nostro paese, si possono osservare le solite cose, come aironi, rifiuti abbandonati sul ciglio della strada, garzette, copertoni buttati a terra e semi nascosti dalla vegetazione, pavoncelle e...Oh! Ehi! Guarda un po'! Anche un omino che simpaticamente sta scaricando in un fosso le bottiglie di vino bevute la sera prima! Tutto cosi familiare, che bello.
Superata un' ampia curva e con davanti a noi solo un lungo rettilineo, ci accorgiamo che nel mezzo del campo alla nostra destra sono adagiate delle strane figure, non riconducibili a nulla di cui abbiamo parlato poco fa.

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Strani uccelli bianchi, e parecchio goffi devo dire, con una sorta di testa pelata e tutta nera, con zampe lunghe e dal medesimo colore del capo.
La loro figura ricorda molto qualcosa di già visto, qualcosa di letto da qualche parte anni fa... ecco, qualcosa di vagamente fantastico, mitologico. Decidiamo di fermarci nel primo spazio disponibile, scendiamo dalla macchina e rimaniamo ad ammirare questa moltitudine di animali.
Siamo preparati, abbiamo con noi tutto quello che serve, Nikon F90X con adattatore per montarci sopra un sigma 150-500mm; insomma, non propriamente l'ideale di comodità e maneggevolezza. Ci avviciniamo con molta calma, visto anche il peso di tutta l'attrezzatura la quale non ci avrebbe comunque permesso scatti felini. Diciamo che sarebbe come pretendere di fare una gara di centro metri piani con una lavatrice sulle spalle.
Non sono veloci però e questo gioca a nostro favore. Riusciamo a portare a casa degli scatti utili, almeno questo è ciò che mi ripeto ogni volta che impugno una macchina fotografica a rullino! Non si può mai sapere, almeno fino all'istante dello sviluppo.

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Dopo qualche giorno, ritirati e scannerizzati i negativi possiamo finalmente ammirare i risultati della nostra caccia. Gli uccelli non sono altro che Ibis Sacri, specie originaria dell'Egitto, ma che nella sua terra natale è pressoché estinta. Ecco la somiglianza! Il dio Thot! L'ibis sacro deve il suo nome proprio a questo! Venerato nell'antichità prese il nome di Sacro proprio per la sua somiglianza con le rappresentazioni del dio della sapienza, della magia e della luna.
Ma cosa ci fa qui nel veneto un uccello che somiglia ad un dio Egizio? Beh, la storia purtroppo non è semplice da decifrare. C'è chi dice che alcuni stormi che si trovano ora in Europa, nello specifico in Francia ed Italia, arrivino da esemplari tenuti in cattività e poi fuggiti, verso la seconda metà del secolo scorso. Le condizioni ambientali che hanno trovato questi animali sono state, contrariamente a quanto si può pensare, estremamente favorevoli alla loro sopravvivenza, permettendo non solo a questi uccelli una vita perfettamente in linea con le loro caratteristiche ma anche un perfetto habitat per la riproduzione. In breve tempo hanno superato i loro competitor diretti quali aironi e garzette, essendo avvantaggiati dalla loro alimentazione onnivora... che spesso comprende le uova delle specie avicole autoctone, carcasse di altri animali e anche ogni sorta di resto alimentare umano che trova in abbondanza nelle discariche.

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Insomma, proprio per questi motivi, la presenza sempre più abbondante degli Ibis nella Pianura Padana e nel sud del Piemonte è da intendersi più come una preoccupante invasione, che come una “benedizione di un benevolo Dio esotico”. Interi stormi di esemplari autoctoni sono stati costretti all'abbandono dei loro siti di riproduzione proprio a causa di questo animale, con il quale per natura non possono competere.
Ma dietro tutto questo c'è sempre una ed una sola causa, la mano dell'uomo. Volendo governare la natura o semplicemente per pura incoscienza, rischia di compromettere millenni di adattamento al territorio di alcune specie.

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Leonardo Brentan